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martedì 19 agosto 2008

Sul consultorio di Via Chiavella a Savona

UDI
UNIONE DONNE in ITALIA

A Direttore dell’ ASL2 Savonese
Dott. Fulvio Neirotti

OGGETTO: Inagibilità Consultorio di via Chiappino
In merito allo smottamento verificatosi in via Chiappino ( Ponente Savonese ) a causa degli scavi eseguiti per edilizia privata e che ha determinato l’inagibilità del Consultorio, dell’asilo nido e della scuola materna, l’ UDI intende unire la sua protesta a quella delle altre Associazioni e delle utenti delle strutture.
L’UDI si è da sempre impegnata per la creazione e per la conservazione di Consultori familiari e di asili indispensabili alle madri lavoratrici.
E’ quindi congeniale alla sua storia la protesta per l’ennesima ( questa volta non volontaria ) violenza contro le donne.
Usiamo la parole violenza poiché comporta la privazione per le donne residenti nel quartiere e non solo di servizi per loro fondamentali.
La struttura di via Chiappino rappresentava un’ eccellenza nei servizi sanitari ed assistenziali per donne e famiglie.
Il Consultorio, che ora è inagibile, era uno dei più grandi e moderni della Liguria con attrezzature assolutamente all’avanguardia; uno de pochi, se non l’unico, in cui a Savona si eseguissero colcoscopia e penescopia.
Nel Consultorio erano in attività una pediatra, ginecologhe, assistenti sanitarie, vigilatrici d’infanzia, ostetriche e psicologhe .
A quanto ci risulta ora questo personale è sotto utilizzato in strutture già al limite della capienza precedentemente e quindi queste operatrici non possono più svolgere con la consueta serenità e professionalità il loro servizio.
Oltre al Consultorio, vi erano nell’edificio lesionato un asilo nido e una scuola materna.
Ora i bambini iscritti e quelli ad oggi frequentanti del nido estivo sono stati spostati in altre sedi, ma con evidenti disagi per loro e per le famiglie.
Quanto durerà questa sistemazione provvisoria non è chiaro. Si parla di un periodo breve, ma il significato del “Breve” non è chiaro.
Oltre al Consultorio nell’edificio era sistemata la UOR ( Unità Operativa Riabilitativa ) con una equipe di prim’ordine composta da neuropsichiatri infantili, psicologi, logopedisti, psicomotricisti, educatori.
Consultorio e UOR avevano un passaggio di mille utenti alla settimana.
Teniamo a sottolineare che, a differenza di quanto affermato sui giornali, al momento del crollo erano presenti nel Consultorio nove persone, sei operatori e una famiglia composta da padre, madre e bimbo.
Si può dire che veramente è stata miracolosamente evitata una strage.
Vogliamo anche sottolineare che gli abitanti del quartiere da mesi avevano messo al corrente sia le autorità sia l’impresa costruttrice della pericolosità dei lavori di scavo che si stavano eseguendo.
Ora tutta l’attrezzatura moderna e costosa è immobilizzata perché sotto sequestro e probabilmente finirà nelle mani di ladri o vandali.
Le madri, le donne bisognose di indagini preventive, le signore gravide, ma soprattutto i bambini sono assolutamente disorientati perché le nuove sedi non sono facili da raggiungere, ma soprattutto sono realtà fredde ed estranee.
Ancora una volta le richieste dei cittadini, soprattutto di quelli più fragili, sono state posposte ad altri interessi.
C’è stata una rottura del rapporto di fiducia e di affetto tra utenti ed operatori..
Noi dell’UDI, a nome delle tante donne che ci hanno interpellate, esprimiamo la nostra protesta, ma soprattutto di richiesta di trovare in tempi il più possibile brevi un edificio in grado contenere le attrezzature e di permettere agli operatori la ripresa di un servizio di eccellenza come quello che è venuto a mancare.
Chiediamo anche che il quartiere, già per molto aspetti trascurato, non venga privato di questa presenza così importante.
Se ciò non sarà provvederemo a rendere pubblica la nostra protesta attraverso i giornali e se occorre a manifestazioni in piazza.
Speriamo che ciò non sia necessario e confidando in una vostro sollecito riscontro, porgiamo distinti saluti

La Responsabile Legale
Teresa Paladin Tissone

giovedì 7 agosto 2008

Maternità tutelata, maternità perseguitata

Un paio di settimane fa ho inviato ai quotidiani veronesi una riflessione sul caso della madre rom 'perseguitata' dalla sottosegretaria all'welfare On. Francesca Martini perchè sorpresa più volte a chiedere l'elemosina con in braccio la figlia di due mesi.
Ritengo che compito del Ministero dell'welfare sarebbe quello di offrire l'assistenza economica e sociale a tutte le madri e a tutti i bambini nei primi mesi di vita e che, probabilmente, questa donna era costretta a chiedere l'elemosina non avendo invece alcuna altra fonte di reddito.
Ma l'Italia non protegge il 'valore sociale della maternità'?

I quotidiani locali non hanno ritenuto utile questa mia riflessione, così ve la giro, sperando che in questa città 'proibizionista' rimanga qualcuno che ha voglia di tenere vivo un dibattito sui diritti e sullo stato sociale.
Grazie per l'attenzione
Titti Valpiana


La Convenzione sui diritti del fanciullo sancisce espressamente per ogni bambino e bambina il diritto a vivere liberi da condizioni di povertà e degrado. L'Italia, recependola, si è impegnata a rendere effettivi questi diritti indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dalla lingua parlata, dalla religione professata e dall'origine nazionale, etnica e sociale del bambino o della bambina.
In questi giorni a Verona gli ‘anatemi’ e l’attenzione di autorevoli rappresentanti, che dovrebbero, tra l’altro, rendere effettivi i diritti conculcati dalla povertà (e che spesso parlano di ‘maternità’ in toni angelicati e del tutto ideologici) si sta concentrando nel ‘perseguitare’ una madre, rea, probabilmente, d’essere povera e di non avere altra risorsa che quella della mendicità per mantenere se stessa e la propria bimba.
Ma davvero si può seriamente pensare di intervenire su un problema di questa portata, umana e sociale, partendo dalla repressione, le segnalazioni, gli inseguimenti, le denunce invece che analizzando la situazione per capire come affrontarla? Davvero basta fare il gesto eclatante di una chiamata al 113 invece che ascoltare e sostenere? Le misure repressive e propagandistiche, come abbiamo visto dal fatto che la madre è stata fermata 4 volte negli ultimi giorni e altrettante rilasciata, nemmeno scalfiscono il problema. Non sarebbe più proficuo analizzare la situazione, liberi da pregiudizi e da condanne aprioristiche, per non aggravare la situazione ventilando ipotesi di sospensione della ‘potestà genitoriale’ invece che dare un sostegno a questa genitorialità?
Innanzitutto, va chiarito, senza confusioni dovute a ignoranza o studiate ad arte che cosa dice la legge, al proposito. In Italia “mendicare in luogo pubblico o aperto al pubblico” non è reato (l’art. 670 c.p. è stato abrogato, anche se i Comuni sembrano far a gara nel promulgare ordinanze che vogliono far credere il contrario), ma lo è avvalersi per mendicare di un minore di anni quattordici o permettere che mendichi o che altri se ne avvalgano (art. 671c.p., vigente) e questo per tutelare il minore e impedire che subisca gli stimoli negativi derivanti e dipendenti dall’attività di accattonaggio. Ma la Corte di Cassazione ha più volte ribadito (sentenze nn. 2597, 11863 e altre) che l’accattonaggio da parte di un adulto con il bambino neonato in braccio non è perseguibile penalmente, proprio perché il piccolo non è utilizzato direttamente nell’accattonaggio e non è in grado di percepirne gli aspetti diseducativi, né concretizza gli estremi del delitto di maltrattamenti in famiglia e verso i fanciulli (art. 572 c.p.).

Non conosco posto più giusto per una bimba di 2 mesi che stare tra le braccia e attaccata al seno della propria madre. Se una madre chiede l’elemosina portando con sé il proprio bambino, è una madre diversa dalle altre? E’ un neonato diverso dagli altri? Perché le risposte sono diverse? Opposte? Perché sono usati due pesi e due misure, da una parte la “mistica della maternità” e la celebrazione della famiglia, dall’altra il disprezzo se questi stessi valori sono incarnati nella cultura rom? Perché spaventare e criminalizzare le madri invece di domandarci se il nostro Paese tuteli o no la maternità, tutte le maternità, e perché quelle mamme non godano di alcun sostegno economico o sociale?
Mi pongo e pongo alcune domande ai solerti amministratori della ‘sicurezza’ senza le quali anche questo come molti altri problemi reali del nostro tempo e del nostro convivere diventano o cattiva ideologia punitiva o inerzia fatalista che non affronta e risolve nulla.
1. L’Italia è uno dei paesi con il più basso tasso di natalità nel mondo; è il paese in Europa con il maggior numero di donne che diventano madri per la prima volta dopo i 40 anni. Perché le donne d’etnia rom e sinta che hanno invece un tasso di fertilità altissimo e hanno il primo figlio in età poco più che adolescenziale non sono ringraziate e aiutate, quando fanno figli?
2. Molto ci si affanna ideologicamente sull’unità della famiglia. Perché, allora, pensare come prima soluzione all’allontanamento dei figli dai genitori? (A questo, probabilmente, pensa anche il Ministro Maroni quando parla di cittadinanza ai bambini rom ‘abbandonati’, sapendo bene che non ci sono bambini rom abbandonati, ma che spesso l’autorità decreta uno ‘stato d’abbandono’ invece che cercare soluzioni di sostegno.)
3. Tutti gli psicologi sono concordi nel ribadire l’importanza del contatto tra madre e bambino nei primi mesi di vita, del tenere i bambini in braccio e vicini a se durante le varie attività. Perché questo non vale se la madre è rom?
4. I nostri bimbi nei primi mesi di vita stanno insieme alla mamma e al papà mentre lavorano. Perché criminalizzare il fatto che per alcuni genitori l'unica fonte di reddito sia l'accattonaggio, e non fare alcuno sforzo per sostenere la ricerca di una fonte di reddito adeguata alle necessità della famiglia?
5. Nel campo rom di Boscomantico la precedente amministrazione di centro-sinistra, con l’aiuto dell’associazionismo no-profit, aveva creato uno ‘spazio-mamme’ in cui le donne potevano trovare momenti di socializzazione, d’aiuto per i piccoli problemi della crescita dei bimbi, di custodia di qualità quando avevano necessità di allontanarsi. Perché le giunte ‘della sicurezza’ non creano servizi simili se non vogliono vedere neonati ai semafori, perché non favoriscono con le graduatorie l’ingresso dei bambini rom al nido?
6. La letteratura scientifica è concorde sull’importanza da ogni punto di vista dell’allattamento materno e si fatica non poco per sostenere le madri. Perché si disincentiva se la donna è rom, chiedendole di non portare il neonato con sé?

Se il nucleo familiare in cui un bambino nasce e cresce è povero, economicamente e socialmente, e non è in grado di salvaguardare e garantirne tutti i diritti -e non vi è dubbio che la povertà metta in discussione ogni diritto- non è compito della società sostenere quei bambini e quelle bambine? I bambini sinti e rom, invece, in Italia vivono in povertà, in condizioni inadeguate, isolati in campi fatiscenti: crescono, insomma, seriamente svantaggiati.
I bambini hanno bisogno di cure, non solo quelle della famiglia, ma di tutta la comunità e da parte delle istituzioni: occorrono progetti di cura, non basati sulla sostituzione della famiglia ma sull’accompagnamento.
La facile scorciatoia della criminalizzazione della madre ha conseguenze sociali e politiche drammatiche e non aiuta certo i bambini a liberarsi dalle trappole dello svantaggio.
A quella bambina in braccio va garantita la possibilità di rompere il circolo vizioso di povertà, isolamento e pregiudizio attraverso politiche sociali ed economiche preventive. Se la maternità è un valore sociale, tutte le maternità hanno diritto a un sostegno sociale ed economico.
Uno stupido intervento repressivo causa solo danni, alla madre, alla bambina, alla società.

Tiziana Valpiana
24 luglio 2008

venerdì 1 agosto 2008

Da "La riccheza delle nazioni" di Adam Smith

Vi segnalo qui la traduzione messa a disposizione da Flavio Filini del primo capitolo del libro di cui sopra. Oltre che interessanti riferimenti alle parrocchie e ai loro funzionari, il capitolo discute dei problemi di immigrazione, con una prospettiva interessante.
Vero che smith si preoccupa di libero mercato, ma l'analisi ha diversi risvolti.